Seedorf e Inzaghi, allenatori a confronto - Milan News 24
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2014

Seedorf e Inzaghi, allenatori a confronto

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Clarence Seedorf e Filippo Inzaghi, due bandiere rossonere in campo nel corso della loro militanza da giocatori nel Milan, specialmente negli anni d’oro di Carlo Ancelotti in panchina, oggi nelle vesti di allenatori che si sono avvicendati proprio su quella prestigiosa panchina che tanti successi ha regalato a chi ha avuto l’onore di sedersi.

Seedorf e Inzaghi ovvero due dei principali artefici dell’epopea ancelottiana: amati dal loro pubblico, chi più chi un po’ meno, entrambi alla guida di questo Milan in questi mesi travagliati. Tra somiglianze e differenze, a metterli in comune è innanzitutto questo passaggio da giocatore ad allenatore che capita spesso a tanti calciatori ma non ha certo lo stesso sapore quando capita nello stesso club con cui hai vinto tutto giocando. Entrambi con una mentalità offensiva e con un modulo simile, quel 4-2-3-1 orientato ad utilizzare tre trequartisti dietro una punta variabile anche in un 4-3-3 con Inzaghi. Entrambi chiamati a risollevare gradualmente una squadra che qualche anno addietro si era indebolita notevolmente e aveva chiuso un ciclo anche a causa dei loro addii (da giocatori).

Seedorf era subentrato a Massimiliano Allegri in seguito alla sconfitta rocambolesca maturata a Reggio Emilia con il Sassuolo quando Berardi giustiziò il Milan con 4 gol. Al suo ritorno in rossonero, in questo caso da tecnico, l’indimenticato Clarence era stato (ri)accolto con entusiasmo dalla folla visto il tanto impegno profuso nelle 10 stagioni disputate sotto il cielo di San Siro. Dalla sua parte però hanno iniziato a remare contro tante avversità, poca qualità nella rosa, risultati deludenti tra i quali un’eliminazione dalla Champions per mano dell’Atletico Madrid tale da scatenare l’ira dei tifosi e una gestione del gruppo contestatagli a più riprese. Purtroppo al primo sbaglio che commetti in un grande club subito vieni messo in discussione e così è stato per l’ex numero 10 che ha chiuso malissimo i suoi rapporti con la società di via Aldo Rossi. Durante le sue preziose annate da pregevolissimo trequartista, Seedorf a volte aveva ricevuto fischi da San Siro e come sopra riportato, il popolo milanista non dimentica neanche gli screzi più piccoli avvenuti, costati davvero cari a Clarence

Osannato senza limiti invece Inzaghi, idolo incontrastato della sua gente, uno che non ha mai conosciuto fischi e contestazioni quando giocava perchè l’amore messo per il Milan è stato ed è tuttora qualcosa di unico. Troppo forte la stima dei tifosi, dei compagni e della società sentita addosso da Pippo al punto da subentrare a sua volta all’esonerato Seedorf la scorsa estate. Alla stessa maniera di Clarence ovvero da figura con una certa esperienza di spogliatoio rossonero alle spalle, Inzaghi già da subito doveva dimostrare di tenere in mano una rosa composta da giocatori motivati e non (come accade in qualunque spogliatoio) riscuotendo naturalmente qualche malumore ma contemporaneamente riportando quell’armonia non trasmessa da Seedorf. Buon per lui l’inizio di stagione è stato scoppiettante con le vittorie su Lazio e Parma ma dopo l’exploit iniziale pure Pippo ha dovuto accusare una flessione via via divenuta più consistente. La sua gestione del gruppo va un po’ meglio rispetto a quella dell’olandese, Inzaghi è sempre capace di farsi comprendere da tutti e nel caso in questione anche dai suoi giocatori e dubitare del suo operato sarebbe da pazzi.

Ecco qual è l’altro dato significativo da accomunare ancor di più Seedorf e Inzaghi, il dato che più di ogni altro va sottolineato abbondantemente: l’avere avuto (Clarence) e l’avere attualmente (Pippo) un Milan nettamente diverso tecnicamente parlando dal Milan in cui militavano loro due. Senza campioni del loro calibro il Milan non va da nessuna parte e per questo è giusto precisare che tutte quelle critiche Seedorf non le meritava similmente a quanto può succedere ad Inzaghi, da difendere se un domani dovesse avere dei meriti non riconosciuti. Chi allena sicuramente ha il dovere di dare un’impronta alla squadra che ci si ritrova fra le mani ma alla fine chi scende in campo sono i giocatori e se non c’è un tasso tecnico di un certo livello non si raggiungono i grandi risultati. Un richiamo alla società chiaro e preciso affinchè non bruci un altro tecnico emergente quale Inzaghi come fatto già con Seedorf, nel pieno rispetto degli errori che un allenatore può fare.

 

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