HANNO DETTO
Shevchenko si racconta: «La mia carriera un sogno, contro la Juve il gol più bello»
L’ex Milan Shevchenko si è raccontato sul palco del Festival dello Sport . Ecco cosa ha detto sul suo passato calcistico e non solo
Le parole dell’ex Milan Shevchenko sul palco del Festival dello Sport . Ecco cosa ha detto sul suo passato calcistico e non solo:
PALLONE D’ORO – «Vincere il Pallone d’Oro era il mio sogno già dai tempi in cui ero nel settore giovanile della Dinamo Kiev. Il momento giusto è arrivato in un bel periodo personale sia con il Milan che con la Nazionale ucraina ed è stato meraviglioso, una gioia incredibile. A darmi la notizia della vittoria del Pallone d’Oro fu un giornalista che conoscevo da tempo. Ho ricevuto anche i complimenti dell’Ucraina a cui ho dedicato questo trofeo. Al mio Paese, alla mia gente che mi è sempre stata vicina.»
MILAN – «Ricordo che quando venne da me Ariedo Braida con la maglia del Milan mi disse che proprio con questa maglia avrei vinto il Pallone d’Oro. Il Milan l’ho amato da subito. Per me il Milan è sempre un grande Milan»
GOL PIU’ IMPORTANTE – «Il gol più importante per me è il rigore di Manchester nella finale di Champions League contro la Juventus perché si è avverato un sogno. Il sogno di vincere quel trofeo ed entrare nella storia del Milan. E per entrare nella storia di questo club devi per forza vincere la Champions League. È una squadra speciale, e lo capisci dal primo momento in cui arrivi»
ARRIVO AL MILAN – «Al Milan non ho avuto nessun tipo di problema a livello di ambientamento. Specie nei primi mesi i miei compagni mi hanno aiutato tantissimo, non sono mai stato lasciato solo. Il mio primo compagno di stanza fu Ambrosini e riuscii a comunicare sin da subito. Le prime piccole parole in italiano, le prime conversazioni. Anche Costacurta mi accompagnava agli allenamenti e Billy è stato fondamentale perché da lui ho imparato tantissimo. Ho segnato tanti gol, uno dei più difficili sono riuscito a segnarlo alla Roma su un lancio di Clarence Seedorf. Non avevo il tempo di stoppare la palla e girarmi, il campo era anche bagnato. Decisi in un secondo di anticipare il tiro con il sinistro e feci gol. Il gesto tecnico fu veramente difficile»
RISPETTO DAGLI AVVERSARI – «Sono stato rispettato dai miei tifosi e dagli avversari perché penso di essere una persona umile. Fuori dal campo sono una persona normale ed è l’educazione che mi hanno dato i miei genitori. Mi hanno insegnato la semplicità, l’umiltà e l’essere sempre disponibile. So che tanti avversari hanno parlato bene di me. Totti, ad esempio: giocatore fantastico di cui ammiro la lealtà che ha avuto nei confronti della Roma. A Bobo Vieri voglio bene, ma lasciamo perdere la Bobo TV (ride). Quando era all’Inter mi piaceva poco, ma quando venne al Milan mi è piaciuto tantissimo. Batistuta è stato un attaccante potente ed elegante, Del Piero invece un genio. Lo incontrai in campo già ai tempi delle giovanili, era uno di grande qualità da sempre. Un interista che me ne ha date di santa ragione è Ivan Cordoba. Però è un ragazzo dolce, dolcissimo. Ricordo che mi picchiava ma dopo mi diceva subito “mi dispiace“»
GUERRA – «Mi dispiace ma non riesco a parlare della guerra (si commuove). La guerra purtroppo va avanti, il momento è critico. Il popolo ucraino non molla perché il nostro Paese è la nostra vita, il nostro futuro. Abbiamo bisogno di voi, del mondo occidentale. Lo sport può aiutare, il calcio ha una forza enorme per unire e riunire la gente. In Ucraina adesso lo sport sta facendo tanto e farà ancora parecchio in futuro. Ci sono città distrutte, città vuote. Ma piano piano la gente sta tornando e voglio aiutare questa gente. Vidi lo stadio vicino alla mia città distrutto dalle bombe e nonostante tutto c’erano dei bambini che giocavano. Ecco, il modo per aiutare la gente e i bambini è stato ricostruire quello stadio. Lo sport è un momento di distrazione, di divertimento, un modo per dimenticare la guerra. Purtroppo i numeri sono spaventosi perché tanti tanti bambini sono stati deportati dall’Ucraina, alcuni uccisi è più 3000 feriti. Alcuni anche violentati. Il mio compito è aiutare e fare qualcosa per loro. Cambiare le cose e la vita dei tanti bimbi ucraini»
ALTRE PASSIONI – «Sono un appassionato di golf che scoprii durante una vacanza con mia moglie. Fu lei a propormi di giocare a golf e da lì è diventata una malattia tanto che poi mi sposai su un campo da golf, buca numero 14. È stata una piccola cerimonia ma molto particolare»