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Sibilia in FIGC: deluso ed amareggiato ma la candidatura ha un motivo

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Sibilia ha parlato delle prossime elezioni della FIGC in programma il 22 febbraio, tra delusione e voglia comunque di esserci

Sibilia è, insieme a Gabriele Gravina, uno dei candidati alle elezioni del prossimo 22 febbraio per la carica di presidente della FIGC. E in una intervista rilasciata al Corriere delle Sera ha parlato del suo programma, togliendosi anche qualche sassolino dalla scarpa.

CANDIDATURA – «L’ho fatto per coerenza e per rispettare il percorso che nel 2018 ci ha permesso di mettere fine al commissariamento. Ero in vantaggio in tutte e tre le votazioni. Ho fatto un passo indietro. Il mio è stato un gesto di responsabilità, altrimenti il calcio sarebbe rimasto per chissà quanto tempo senza una guida regolarmente eletta. Mi sono comportato così per il bene di tutti. Il patto tra me e Gravina, è bene ricordarlo, era stato sottoscritto anche da Ulivieri, presidente degli allenatori e Nicchi, presidente degli arbitri. Un accordo che, adesso, avrebbe dovuto esprimere un diverso presidente della Federazione». 

TRADIMENTO – «Lei come si sentirebbe? Ma ho raggiunto da tempo l’età della ragione e non mi meraviglio più di niente. Deluso però lo sono, soprattutto da una persona. Da Giancarlo Abete. Era il garante dell’accordo. Se non lo avesse ratificato lui, non lo avrei mai firmato».

PROGRAMMA – «Non ho scritto il libro dei sogni. Il mio documento è sobrio e mira al cuore del problema: governance, riforma dei campionati e della giustizia sportiva, infrastrutture. Con la giusta attenzione al calcio di base, giovani e dilettanti». 

RIFORMA DEI CAMPIONATI – «Il problema non è il numero. Ai tempi dell’Avellino di mio padre non c’erano 20 squadre, eppure lo spettacolo era avvincente lo stesso. Magari possiamo cambiare i format e possiamo farlo d’intesa con i presidenti. La verità è che, così, il sistema non regge». 

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