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Sicurezza stadi, D’Angelo: «Grandi stadi non permettono un controllo organico! Servono maggiori certezze su questi punti»

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Sicurezza stadi, le parole del responsabile della sicurezza della Lazio, Nicolò D’Angelo, in merito ai nuovi aggiornamenti sul tema

«Non dobbiamo trovare norme nuove, possiamo migliorare e applicare quelle che ci sono. Dobbiamo usare di più la tecnologia, ad esempio ci sono strumenti che consentono la riconoscibilità di chi entra negli impianti, useremo di più la biometria»: queste le parole a Sky Sport del ministro dello sport Abodi dopo i disordini nel derby di Genova e le indagini nelle curve di Inter e Milan. A rispondergli, sui canali ufficiali della Lazio è Nicolò D’Angelo, ex prefetto e ora responsabile della sicurezza della biancoceleste. Di seguito le sue parole, riportate dal Messaggero.

PROBLEMA SICUREZZA NEI GRANDI IMPIANTI – «Gli stadi con grandi capienze come San Siro e l’Olimpico, con 75-80mila spettatori, non consentono di gestire la sicurezza in maniera organica. Servono corridoi, passaggi vari, la possibilità di inserire sistemi di video-sorveglianza al passo coi tempi. Servono impianti di proprietà più confortevoli, che incentivino l’investimento per lo sviluppo. Bisogna rivedere le capienze per utilizzare anche l’intelligenza artificiale, che consente di raggiungere il tifoso singolarmente sia a livello di audio sia quando non occupa il posto assegnato. Solo così si possono isolare i violenti. Una Curva con diecimila posti è un Paese intero, ecco perché poi l’intervento delle società è modulato e moderato per non far scoppiare un incendio».

RICONOSCIMENTO FACCIALE E ALTRE TECNOLOGIE – «Un singolo tifoso che acquista un biglietto o un abbonamento sa che deve assumere un comportamento che, se negativo, si riflette sempre sulle società, che pagano multe, squalifiche e ne ricevono un danno d’immagine nazionale e internazionale. Ecco perché è stata fornita ai club la possibilità di allontanare coi propri mezzi chi viola le regole, ove necessario, ma le normative sono ferme e la tecnologia è andata avanti. La Lazio ha collaborato a 360°, costituendosi come parte civile nei confronti di chi ha creato i problemi e applicando più volte il codice etico. Ma serve anche più certezza della pena sui reati da stadio e, ripeto, vanno riviste le capienze e la logistica strutturale di ogni impianto per gestirlo al meglio».

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