HANNO DETTO
Tomasson: «A livello di gruppo Ancelotti la mia influenza maggiore»
Tomasson, vice allenatore Danimarca ed ex rossonero ha parlato a Gazzetta dello sport sia degli Europei che di se stesso al futuro
Tomasson, vice allenatore Danimarca ed ex rossonero ha parlato a Gazzetta dello sport sia degli Europei che di se stesso al futuro.
VICE ALLENATORE- «In tre anni non abbiamo perso neppure una partita, la base di lavoro è ottima, oggi è difficile far gol a Schmeichel. E c’è una sintonia tra giocatori che fadella nazionale quasi una squadra di club».
IN COMUNE CON IL CT DELLA DANIMARCA- «Ci chiamano i brasiliani della Scandinavia, il calcio tecnico ce l’abbiamo nel sangue: prendi Damsgaard, ha un’intelligenza calcistica fantastica, ha un futuro entusiasmante. Hjulmand ama il pressing costante, la sua è una squadra che domina il gioco sia con sia senza palla. Ed è flessibile: visto come è passato dalla difesa a quattro a quella a tre?».
GALLES E POI FORSE OLANDA- «Sono convinto che la squadra possa arrivare molto lontano nel torneo. La situazione legata ad Eriksen ha reso il gruppo ancora più forte. Enel 1992,fuproprioil gruppo a far vincere l’Europeo alla Danimarca. Sono altre le nazionali favorite, ma i sogni spesso diventano realtà».
FAVORITE- «Prima del torneo avrei detto la Francia. E lo dico ancora, nonostante non sia ancora andata al massimo. Però mi aspetto che
cresca, da qui in avanti. E poi… perché non dovrei dire l’Italia? Mancini può vincere l’Europeo: gioca un calcio moderno, è insieme alla mia Danimarca la squadra che mi ha impressionato di più nei gironi».
BELLI DA VEDERE- «Gli azzurri sono belli da vedere e difficili da affrontare. È una squadra giovane, è dinamica, gioca un calcio fluido. E c’è una nazione intera che ha fame di calcio, dopo la delusione dell’eliminazione dal Mondiale 2018. La motivazione del paese è benzina per tutta la squadra. Il marchio di fabbrica del calcio di Mancini è la pressione alta, l’intensità. È arte e guerra insieme, il vostro modo di difendere non ha eguali, amo quella passione per la difesa vista negli occhi di Chiellini sul salvataggio contro la Turchia: sembrava una difesa
del Paese, non di una porta».
ERIKSEN- «Non ho mai provato niente del genere in vita mia. Stavo guardando la tv, sono rimasto paralizzato. Sono scoppiato in lacrime, è stato scioccante, l’incubo peggiore. Conosco Chris benissimo, abbiamo giocato in nazionale insieme, sono pure stato il suo allenatore con la Danimarca. In questi giorni sono stato in contatto con lui. È una persona adorabile, ora per fortuna sta bene ed è al sicuro, con la sua famiglia».
NUOVE TENDENZE- «Nessuna grande novità. Ma ho notato una grande flessibilità tattica da parte di tutti. E la maggior parte delle squadre cerca il pressing altissimo, come il mio Malmoe».
TOMASSON IL TECNICO- «Esigente e ambizioso, la vittoria deve andare di pari passo con il bel calcio. I moduli fissi non servono a nulla, esistono solo per i primi 5 secondi della parti ta. Mi piace dominare il caos e crearlo nella testa degli avversari: chi non ti capisce, non ti ferma. Il mio Malmo e non vinceva il campionato da due anni, ma con spirito di squadra ci siamo riusciti».
L’INFLUENZA MAGGIORE- «Nella gestione del gruppo, sicuramente Ancelotti: quando alleni una squadra di vertice, è fondamentale convincere giocatori di alto livello a lavorare insieme. Sto cercando di ispirare tutte le mie squadre ad avere la stessa incredibile mentalità vincente che aveva il mio Milan. E poi, come altri tecnici, dico Bert van Marwijk e Morten Olsen».
UN GIOCATORE DA CONSIGLIARE- «Ahmedhodzic. Ha un potenziale enorme, è già pronto per la Serie A».
A QUANDO IN A- «Sono concentrato sul Malmoe. Ma certo che mi piacerebbe, amo il calcio italiano».