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Tutto Milan, Confalonieri: “Vi racconto come arrivò Donadoni”

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Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, ha rilasciato una lunga e interessante intervista al Corriere della Sera per parlare di Milan e in particolare del suo rapporto con Silvio Berlusconi, regalando anche diverse curiosità.

TUTTO MILAN, PARLA CONFALONIERI – Ecco le parole di Confalonieri sui primi mesi di Berlusconi al Milan, sull’arrivo di Donadoni in rossonero e tanto altro:

“Nel calcio Berlusconi si è applicato come nella tv, con le stesse strategie. Portò i dirigenti della squadra in ritiro al Castello di Pomerio e spiegò il suo piano: ‘Dovremo diventare il club più forte del mondo e giocare il calcio più bello del mondo’. Sotto il profilo organizzativo anticipò i tempi: fu lui a introdurre il sistema delle poltroncine numerate negli stadi. Con i giocatori agiva come con le dive dello spettacolo: trattava di persona. Fu così per il suo primo colpo, Roberto Donadoni, dall’Atalanta. Allora non era mica facile. Nel calcio vigeva una sorta di ius primae noctis juventina. Sì, insomma, Gianni Agnelli aveva il diritto della prima scelta. Ma Berlusconi prese Donadoni. Il presidente dell’Atalanta, Achille Bortolotti, gli spiegò perché l’aveva preferito: ‘Lo cedo a lei perché lei mi ha invitato a cena a casa sua’. Ma la prima grande intuizione fu Arrigo Sacchi. Noi in panchina all’inizio avevamo Nils Liedholm, il barone. Dopo aver perso con il Parma di Sacchi, appena promosso in serie A, Berlusconi decise a chi avrebbe affidato la squadra del futuro. È che Silvio si picca di essere un grande allenatore e sostiene che se avesse tempo lo dimostrerebbe. Diciamo che ne capisce molto, anche se nel calcio tutto è dimostrabile e tutto è sindacabile. Ma ha fiuto: dopo Sacchi prese Fabio Capello. Dissero che aveva assunto il suo maggiordomo. Si è visto che non era così. Il fatto è che Sacchi voleva far vendere Marco Van Basten a Berlusconi. Ero con loro a vedere una partita dell’Olanda in cui il ragazzo non era al massimo. Sacchi, che era seduto in mezzo, continuava a dire: ‘Dottore guardi, guardi come è svogliato’. Era un allenatore tosto, voleva che i calciatori corressero e facessero pressing per novanta minuti. Capello, che era stato calciatore, li fece correre di meno. Ma vinse anche lui tanto. E dopo di lui vinse anche Carlo Ancelotti. Ma sì che gli schemi erano i suoi… Non è in politica che si vede il vero Berlusconi. Il Berlusconi genuino non è quello che si trucca per la tv e che si muove nel Palazzo dove ci sono regole che mai ha compreso appieno. Il Berlusconi autentico si vede nel privato, nell’impresa. E nel calcio”.

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