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VAN BASTEN: “CAPELLO batte SACCHI, al Milan mancano giocatori e strutture. CINESI? La passione non ha prezzo”

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Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Marco Van Basten ha parlato così verso Milan-Napoli, del suo Milan e di quello attuale senza lesinare un duro attacco ai cinesi:

“Ricordo le battaglie con Maradona, vincere era un’impresa: oltre a Diego, c’erano Careca, Giordano, Ferrara… Ma anche noi avevamo tanti campioni e forse eravamo più squadra. Maradona quando è venuto qui a Zurigo è stato contagioso. Per lui il calcio è allegria, trasmette queste sensazioni a chi gli sta intorno. Se sabato tifo Milan? I colori rossoneri sono nel mio cuore, ma soprattutto spero sia una partita spettacolare”. 

‘VECCHIO’ MILAN: “Ogni allenamento era una festa. Era questo il nostro segreto. Certo, parliamo di un Milan stellare: in ogni ruolo un campione. Ma non si vince così tanto se non c’è armonia. Il rimpianto del ritiro? Il nostro ciclo sarebbe durato altri 3-4 anni. In Italia e nel mondo. In confronto la striscia del Barcellona di Messi sarebbe poca cosa. Sacchi o Capello? Due grandi allenatori, ma personalmente preferisco Capello. Lasciava spazio all’inventiva dei giocatori, ci dava la possibilità di improvvisare. Con Sacchi ogni mossa era studiata in modo ossessivo”.

NUOVO MILAN: “Vedere San Siro mezzo vuoto mi mette tristezza. Una cosa inconcepibile ai miei tempi. Al Milan mancano i grandi giocatori, ma pure una struttura moderna. La Juventus ha in rosa dei campioni e lo stadio pieno. Sono stati bravi. Si possono permettere di pagare Higuain 90 milioni di euro, di puntare su un talento come Dybala. Milano ha una città e una regione potenzialmente superiore a Torino e al Piemonte. Sia come bacino di persone, sia a livello economico. Nel calcio arranca, davvero strano. Milano deve stare davanti. E in scia la Juve con Roma, Napoli e le altre grandi città”.

NO AI CINESI: “Non posso pensare ai cinesi padroni di Inter e Milan, due società così gloriose devono restare agli italiani. Non è solo una questione di fascino e storia, di Moratti o Berlusconi. C’è anche la passione: non ha prezzo. No, il Milan ai cinesi proprio non mi va giù. Berlusconi l’ho chiamato per i suoi 80 anni, era un po’ preoccupato perché doveva andare negli Usa per l’operazione al cuore. Il Milan del presidente Berlusconi ha fatto la storia del calcio, gli sarò sempre grato di avermi dato la possibilità di far parte di quella squadra”.

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