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Weah candidato a Presidente della Liberia, Albertini: «Simbolo per l’Africa»
Demetrio Albertini, ex calciatore del Milan, ha parlato del prossimo candidato a Presidente della Liberia George Weah, suo ex compagno in rossonero
Intervistato da La Repubblica, Demetrio Albertini ha parlato del proprio rapporto con l’ex compagno al Milan George Weah candidato alla presidenza della Liberia nel ballottaggio con Joseph Boakai: «Abbiamo giocato insieme per cinque anni. Abitavamo vicini e spesso tornavamo insieme a casa in macchina. L’italiano di George era pessimo e per questo lo prendevamo tutti in giro. Ma lui aveva un suo modo di comunicare talmente speciale e carismatico che incantava tutto il gruppo. La lingua italiana diventava un dettaglio. Misterioso e schivo. Tendeva a stare in disparte. Andava coinvolto, stimolato».
WEAH NEL MILAN – «Il suo migliore amico era l’attaccante Marco Simone. Aveva rapporti uguali con tutti, neri e bianchi. Non faceva gruppo. Dispensava pillole di saggezza che erano sempre stralci di parabole africane. Non andava mai tronfio del benessere raggiunto. Gli era ben presnete nella memoria, che in Liberia le cose andavano diversamente. Valorizzava quello che aveva. E il suo meraviglioso sorriso era il suo modo di comunicare».
Congratulations to my dear friend George Weah who won the political election and became the new President of Liberia . I’m sure that the humble and generous man I met twenty years ago will be the perfect leader of the people of his beloved country . All the love and support from me and my family ❤️
Un post condiviso da Paolo Maldini official (@paolomaldini) in data:
LEGAME CON L’AFRICA – «Aveva un legame fortissimo con le sue origini. Come ho visto in pochi altri calciatori neri, più legati al Paese ospitante. Forse Eto’o era come lui. George dormiva quasi sempre per terra. Il materasso non era abbastanza duro”. Nato e cresciuto nella baraccopoli di Clara Town, a Monrovia, George è stato tirato su dalla nonna paterna insieme ad altri 15 bambini. Non c’era certo lo spazio per un materasso. Di necessità virtù, qualità degli africani. “Nei cinque anni passati insieme non ricordo un momento in cui non abbia mostrato l’orgoglio africano, liberiano. Un senso di appartenenza che lo portava a restituire al suo Paese quello che aveva ricevuto dalla vita».
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Un post condiviso da Marcel Desailly (@marceldesaillyofficial) in data:
LA SCELTA – «Malgrado avesse la possibilità di giocare con la Nazionale francese, scelse quella liberiana, con cui collezionò 59 presenze e 16 gol, arrivando ad allenarla. Ne pagò interamente la trasferta una volta. Ha sposato una donna americana e il suo tempo libero lo trascorreva tra Stati Uniti e Liberia. In Africa era un’icona. Quando arrivava era ‘festa nazionale’. Un esempio. A parte fare da testimonial ovunque lo chiamassero, George dedicava due giorni a settimana a ricevere chiunque avesse bisogno di parlargli. Le porte di casa sua erano aperte. Ascoltava i loro problemi e dove poteva interveniva. Sentiva la responsabilità di essere un simbolo per il suo Paese. Non si è mai sottratto».