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Zenga racconta un aneddoto su Maldini e consiglia Donnarumma

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Lunga intervista concessa a La Repubblica da Walter Zenga, allenatore del Crotone prossimo avversario del Milan a San Siro

Walter Zenga rimarca il discorso in vista di Milan-Crotone, match che apre il girone di ritorno. Intervistato da La Repubblica, ecco le parole del mister ex Inter:

Cos’è per lei San Siro? 
«Tutto. Milano è la mia città, San Siro è casa mia e lo stadio più bello del mondo. Ci ho passato la vita, lì dentro e lì fuori. Da bambini scavalcavamo i cancelli per entrare allo stadio, vi ricordate quante volte si faceva? E aspettavamo il pullman dei giocatori sul piazzale: adesso invece si infila nel garage e nessuno vede più niente. E anche se le panchine sono messe in maniera diversa, e il tunnel che conduce al campo è cambiato, San Siro è comunque un’emozione, quella di sempre».

Ci viveva come in una greppia, negli anni del grande calcio italiano
«E del grande calcio milanese. Che derby, quei derby. Di là Maldini, Franco Baresi, Costacurta, Donadoni, di qua io, Bergomi, Ferri, Beppe Baresi. Tutti nati nei settori giovanili, giocavamo quelle partite da quando avevamo dieci anni. Senso di appartenenza, passione, cuore. Nemici in campo, non ti guardavi neppure in faccia, ma che rispetto, fuori, del resto poi quei campioni li ritrovavi in Nazionale. E che tensioni. Un giorno siamo nel tunnel prima di entrare in campo, Collovati mi dice con un filo di voce: ‘Facciamo il lavoro più bello del mondo. Peccato che poi ci sia la partita…’».

Un Milan-Inter particolarmente duro? 
«Aprile 1988, incontriamo il Milan di Sacchi lanciato verso lo scudetto. Ci massacrano. Finisce 2-0 ma io faccio forse 28 parate, una cosa mai vista. Il giorno dopo i giornali mi danno 9 in pagella. Ma a un certo punto del bombardamento dico a Maldini, in area: “Adesso piantatela, sono stanco”. La piantano».

A che punto siamo, col rodimento di non aver mai allenato l’Inter? 
«Sono nato interista e morirò interista, orgoglioso di esserlo, è una fede che non cambia, ciò che ho fatto in ventidue anni di Inter resterà nella storia. Volevo allenare solo l’Inter, è sempre stato il sogno: finora ci sono andato vicino tanto così. Peccato che al Milan abbiano dato possibilità agli ex giocatori e all’Inter mai. Ora penso solo a fare il bene del Crotone, poi vedremo».

Che Crotone vuole e che Milan si aspetta? 
«Voglio una squadra che non scenda in campo pensando di essere inferiore, ma che giochi a viso aperto, con fiducia, perché così ci si salva. Al Milan Rino sta facendo un ottimo lavoro, ho visto progressi. Ma dato che è calabrese, su: si metta una mano sul cuore».

Ai microfoni de Il Giornale, Zenga ha parlato così di Donnarumma:

«Cosa gli consiglierei? Di essere semplicemente se stesso. Il calcio è cambiato tanto negli anni, la gestione dei social è diventata un elemento decisivo ma nessuno deve dimenticare che stiamo parlando di un ragazzo di 18 anni da considerare, calcisticamente, un fenomeno. Io gli direi: Gigio ascolta ciò che ti dice il cuore».

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