HANNO DETTO

Zeroli RACCONTA: «All’esordio mi tremavano le gambe, il Milan per me è famiglia. Rispondo così sulla somiglianza con Gullit»

Pubblicato

su

Il centrocampista del Milan Primavera, Kevin Zeroli, si è raccontato ai canali ufficiali del club, soffermandosi sull’ultima stagione

Protagonista del nuovo episodio di Homegrown, ovvero il format su YouTube del Milan, è Kevin Zeroli. Il capitano della Primavera rossonera, che quest’anno ha avuto l’onore di esordire con la prima squadra, si è raccontato ed ha parlato della stagione appena conclusa.

COS’È PER ME IL MILAN? – «Se devo dirlo con una parola famiglia. E’ una società che mi ha cresciuto e che mi sta dando tanto».

IL MIO ARRIVO AL MILAN – «Ho giocato dei mesi in una squadra di Busto Arsizio in oratorio. Il Milan ha chiamato mio fratello per un provino. Era timido e mi chiesero di fare dei palleggi insieme a lui. Da lì il provino e poi mi presero. Questo a 5 anni».

GLI ALLENATORI AVUTI IN ROSSONERO – «Sicuramente Biffi e Magrin sono stati anni bellissimi. Ero piccolino, ma mi divertivo a saltare l’uomo».

LA SOMIGLIANZA CON GULLIT – «Si quando giocavo all’estero c’era qualche telecronista che scherzava dicendo che fossi il figlio di Gullit. Lui era un grandissimo. Contento di essere paragonato a lui, ma c’è tanta differenza».

GLI IDOLI – «Da piccolo mi piaceva tantissimo Iniesta per il modo di giocare e la personalità. Oggi mi ispiro a Bellingham. So che devo crescere tanto».

L’ESORDIO COL SASSUOLO – «Quando mi ha chiamato Pioli mi sono tremate le gambe e mi è salita l’ansia, ma una volta entrato mi sono lasciato andare. Davanti a San Siro e ai tifosi è stato bellissimo. Mi ricordo il ‘Kevin vieni’ di Pioli. Una volta entrato non sentivo e capivo più nulla. Mi sentivo dentro una bolla. Florenzi è un fratello maggiore, mi prende in giro per come parlo, ma mi dà tanti consigli».

LA YOUTH LEAGUE – «Mi ricordo la semifinale col Porto e il recupero per il gol della rimonta. Mi sono messo quasi a piangere. I miei rigori decisivi? Non lo so, non so come spiegarlo. E’ stato bellissimo. Ho sempre cercato di liberare la testa e batterlo con tranquillità. La finale? Perderla non è mai bello, ma non abbiamo rimpianti e abbiamo dato tutto».

ABATE – «Mi ha cambiato la mentalità e il come attaccare la porta, come fare gol. Cose a cui prima forse non davo troppo importanza. Mi ha insegnato ad essere leader. Mi ha aiutato tanto. Mi ha cambiato tanto, anche nell’essere uomo e giocare con i grandi».

UN CONSIGLIO PER I RAGAZZI – «Credo sia importante migliorare e credere nel proprio sogno. Rimanere umili e non sentirsi mai arrivati».

Exit mobile version